24 Mag Foto ritratto dalla Bolognina. Le impressioni di Michele Lapini

Vita di quartiere, tra radici popolari e riqualificazione urbana: le voci di chi lo abita e le impressioni del fotografo Michele Lapini

di Giorgio Cuconato

Non c’è margine per dialogare sul tema della gentrificazione in Bolognina: chi qui davvero ci abita, preferisce parlare di altro. Paura, delinquenza, spaccio e rovina restano i mantra di un termometro sociale che parla chiaro: “Esiste un divario” mi dice Lina, “fra il di qua [la zona popolare di Niccolò Dall’Arca] e il di là” [Navile ndr.]”. La linea di confine fra questi due mondi si chiama via Fioravanti. Qui lo spacco fra il vecchio e il nuovo, fra le radici popolari-migranti del quartiere e lo slancio verso un’architettura di lusso diventa evidente: la scorza del rosso mattone, dei colori caldi e delle contenute abitazioni tipicamente bolognesi si scontrano contro il pavoneggiare dei vitrei semi-grattacieli dal design di avanguardia.

È proprio qui che decido di incontrare Michele Lapini, affermato fotografo professionista che da anni vive a Bologna. “Questa via in cui ora camminiamo è la cartina tornasole di un nuovo modo di essere della città”, mi dice, “fatto da turismo di massa e per cui la parola decoro è diventata l’undicesimo comandamento”. I turisti non vengono certo in Bolognina, ma la carcassa di XM24, la riqualificazione di piazza Lucio Dalla e il nero calabrone di un hotel poco distante sono il segno di uno spostamento architettonico e sociale all’interno del quartiere, che Michele prova a ritrarre nelle foto che pubblichiamo nel numero di maggio del nostro giornale.

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