Il problema "casa" a Bologna | Piazza Grande
21109
post-template-default,single,single-post,postid-21109,single-format-standard,everest-forms-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-theme-ver-7.7,wpb-js-composer js-comp-ver-4.7.4,vc_responsive

17 Apr Il problema “casa” a Bologna

Bologna, quasi 30mila alloggi non utilizzati

Contro caro affitti e carenza di alloggi si riparta da questo dato. Ecco l’analisi di Paola Bonora, professoressa dell’Unibo

Dal numero di aprile 2019 del giornale Piazza Grande
di Francesco Pascucci

Caro affitti, carenza di alloggi per famiglie e studenti, speculazione edilizia. Ormai vere e proprie emergenze sociali, le cui conseguenze potrebbero rivelarsi drammatiche per l’intera collettività. Ma quali le cause, e chi i responsabili? “Per capire l’origine di questi fenomeni, dobbiamo fare un passo indietro” dice Paola Bonora, docente di Geografia dell’Università di Bologna. “Fino a qualche anno fa, una normativa urbanistica impediva e controllava l’edificazione all’interno dei centri cittadini. Di conseguenza, la rendita si spostò al di fuori dei nuclei urbani, dando origine allo sprawl”. Altrimenti detto città diffusa, il termine indica quel fenomeno che ha assunto negli ultimi decenni dimensioni preoccupanti a causa della progressiva erosione delle aree agricole e per la sua scarsa sostenibilità ambientale. L’aumento della distanza tra centro e periferia ha previsto infatti reti infrastrutturali molto estese e costose, sia in fase di costruzione che di mantenimento.

“È chiaro che il fenomeno turistico va governato, porta ricchezza. Ma questa abbondanza deve essere redistribuita tra tutti, senza che i cittadini più poveri vengano espulsi dalla loro città a causa del costo della vita”

“La crisi economica ha fatto esplodere le contraddizioni di questo meccanismo, di fatto demolendolo: consumo di suolo spaventoso, calo dei rendimenti e un invenduto straordinario hanno rispostato l’interesse dei grandi capitali di nuovo verso i centri cittadini. Bologna non è stata da meno, e in linea con la situazione internazionale, vive ora una fase contradditoria. Infatti -continua la Bonora- la legge urbanistica regionale, approvata nel dicembre del 2017 e preceduta da roboanti dichiarazioni contro il consumo di suolo, ha lasciato in realtà mano libera alle nuove edificazioni”.

La naturale vocazione di città universitaria e turistica, in assenza di controlli adeguati e progetti urbanistici che tengano in considerazione il benessere della cittadinanza, favorirebbe Bologna come meta di nuove speculazioni edilizie. “Tutto ciò che è in costruzione non è destinato direttamente agli abitanti e a chi vive quotidianamente la città, ma a tutta una serie di nuove utenze legate soprattutto al turismo. La cosa che mi preme di rilevare maggiormente è che si stanno costruendo una quantità spaventosa di cosiddetti studentati, ma che con gli studenti hanno poco a che fare. Se si analizzano i progetti, come quello del palazzo di 16 piani in via Serlio, si vedrà che sono previsti canoni d’affitto di svariate centinaia di euro. Quale studente può permettersi di pagare 600, 700, 800 euro al mese? In realtà queste nuove strutture si tramuteranno presto in alberghi”. Se la previsione dovesse avverarsi, in un contesto dove già la domanda di alloggi supera di gran lunga l’offerta, l’aumento degli affitti e del costo della vita sarà esponenziale e si prospetteranno tempi durissimi per i residenti e gli studenti. Ma è davvero impossibile far convivere turismo e quotidianità?

“È chiaro che il fenomeno turistico va governato, porta ricchezza. Ma questa abbondanza deve essere redistribuita tra tutti, senza che i cittadini più poveri vengano espulsi dalla loro città a causa del costo della vita. Le soluzioni ci sono. Nel 2011, anno dell’ultimo censimento Istat, il patrimonio immobiliare bolognese era di 222.133 abitazioni. Le famiglie residenti sono circa 194.000. Questo cosa significa? Che ci sono 28.091 abitazioni non occupate, un numero enorme! Tolto che una parte di questi appartamenti è sicuramente affittata in nero, dopo adeguati controlli -ad esempio incrociando semplicemente gli indirizzi con l’allacciamento delle utenze- il loro utilizzo porterebbe a calmierare gli affitti e rendere la città accessibile a tutti”. Ma non solo. “Bologna è piena di scheletri urbani. Il riutilizzo di questi edifici gioverebbero enormemente alla città. Sono soluzioni che possono realizzarsi, qui ed ora. Non lasciamo che Bologna venga saccheggiata”.

Condividi su:
Tags:
,
No Comments

Post A Comment