
10 Giu «Terra di transito», leggi alla voce Italia
«Siamo costretti a mangiare nelle mense delle chiese, camminiamo tutto il giorno, passiamo il tempo nelle stazioni dei treni». Un afghano in fuga dalla guerra racconta così la condizione dei richiedenti asilo bloccati dal regolamento di Dublino dove non vogliono restare, ovvero in Italia. Storie di migranti che rimangono “incastrati” nel nostro paese e che il regista Paolo Martino ha raccolto in «Terra di Transito», un documentario prodotto dall’associazione A Buon Diritto con il patrocinio di Amnesty International.
TERRA DI TRANSITO
Mentre il nostro Paese si sente invaso dai cittadini stranieri, i cittadini stranieri, in realtà, sognano di vivere altrove. Il Belpaese è vissuto semplicemente come un passaggio obbligato, una sorta di incidente di percorso: L’Italia – spiega il regista Paolo Martino – un tempo era una meta ambita ma ormai è ridotta a un luogo di attesa, di sosta indesiderata prima del salto al cuore d’Europa”. Perchè? Perchè siamo diventati un luogo di non-accoglienza, incapace di sostenere politiche non emergenziali in tema di immigrazione.
SINOSSI
Come migliaia di suoi coetanei in fuga dalla guerra, Rahell ha intrapreso un duro viaggio dal Medio Oriente all’Europa senza visti né passaporto, tentando di congiungersi a un ramo della famiglia che vive da anni in Svezia. Sbarcato in Italia però, ha scoperto che a dividerlo dalla sua meta c’è il regolamento di Dublino, la norma che impone ai rifugiati di risiedere nel primo paese d’ingresso in Unione europea. Anche se per Rahell l’Italia non è altro che una Terra di Transito.
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