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23 Mag Voci dallo sport

Diamo un “calcio” all’omofobia

Dal numero di maggio 2019 di Piazza Grande
di Robert Terra

Viktor Fischer è un attaccante danese del Copenaghen e della nazionale, ha 24 anni ed ha davanti a sé una carriera radiosa. Nell’ultima partita contro l’Odense Boldklub è stato preso di mira dai tifosi avversari con insulti omofobi, durati tutta la partita. Al termine della gara, ha però risposto per le rime a chi lo aveva insultato: “Ho sentito diversi cori contro di me, che mi definivano omosessuale. Ma non è questo il problema. Non me ne frega niente se mi chiamano in un modo o nell’altro. Il problema è che la parola omosessuale viene utilizzata come insulto. Questa è una pessima cultura per i giovani e in generale per tutti coloro che entrano in uno stadio per assistere ad una partita di calcio. C’è un problema culturale nel calcio, che si basa sull’essere duri, sul silenzio, perché questo ti renderebbe forte. Ma non si tratta di essere uno sportivo forte. Riguarda la cultura degli stadi che deve essere migliore. Riguarda il fatto che la parola omosessuale non è un insulto”.

Ma l’amore deve darti la possibilità di abbattere ogni barriera e spero ogni minuto che presto un giocatore potrà sentirsi libero di dichiarare la propria omosessualità

Forte è stato il plauso sia della federazione calcistica danese che della stampa. Il tema dell’omofobia nel calcio è un tema scottante, il machismo e la discriminazione hanno negli anni avuto la meglio nei comportamenti dei tifosi e anche dei calciatori stessi. Celebri le dichiarazioni omofobe di Cassano, senza contare i tantissimi episodi di discriminazione che si sono susseguiti in questi anni. Ma negli ultimi tempi, lentamente, sembra che qualcosa stia cambiando. Ultimamente anche Lele Adani, ex giocatore di Serie A, ha dichiarato “Sono in questo mondo da anni e non ho mai sentito di un collega gay. Visto che invece ne esistono per forza, temo che la strada sia lunga. Ma l’amore deve darti la possibilità di abbattere ogni barriera e spero ogni minuto che presto un giocatore potrà sentirsi libero di dichiarare la propria omosessualità”. Insomma, finalmente il mondo del calcio si sta interrogando su questo problema e inizia a prendere posizione. E’ importante che i calciatori, specialmente quelli di primo piano, prendano posizione e si schierino, come hanno fatto le società del Liverpool e del Manchester City che hanno partecipato ai Gay Pride che si svolgevano nelle loro città, con tanto di gonfalone e adesione pubblica.

In Italia siamo sicuramente più indietro su questo tema, ma il calcio ha una responsabilità sociale importante, quindi, perché non augurarci che anche qui, magari proprio nella nostra città, il Bologna FC non possa essere la prima società italiana di calcio a schierarsi apertamente contro l’omofobia? Ci auguriamo che questo avvenga e che al fianco delle piccole società sportive ed amatoriali di questa città, come i BUGS Bologna che da sempre combattono l’omofobia nel calcio, ci possa essere anche la squadra della nostra città.

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