
03 Mag Max Ulivieri, un uomo eccezionalmente comune
di Sofia Ferra, Ylenia Fonti e Beatrice Paglione
Abbiamo incontrato Maximiliano Ulivieri, uno dei nomi più importanti in materia di difesa dei diritti delle persone con disabilità. Livornese di nascita, dal 2010 risiede a Bologna. Docente e scrittore, lavora nel campo del turismo accessibile per persone con disabilità, è responsabile del progetto Lovegiver e da poco anche Diversity Manager del Comune di Bologna. L’attivismo di Ulivieri non si ferma alla protesta: il suo è un lavoro fatto di azioni concrete, nuove possibilità e chiavi di lettura, uno sguardo pragmatico e necessario per il cambiamento.
Quando ha iniziato ad approcciarsi al mondo dell’attivismo? Qual è stata la scintilla che ha dato il via alla sua lotta per il cambiamento?
Io penso che non sia obbligatorio diventare un attivista, ma più persone si uniscono alla causa, meglio è per combattere le discriminazioni. Non mi ricordo esattamente quando ho iniziato il mio attivismo, ma probabilmente è stato quando ho cercato un luogo accessibile per il mio viaggio di nozze insieme a mia moglie. Ho avuto enormi difficoltà a trovare informazioni a riguardo, ma alla fine sono stato aiutato da un forum online dove persone con la mia stessa disabilità raccontavano i loro viaggi e consigliavano luoghi accessibili. Abbiamo trovato la nostra meta, Barcellona, e al ritorno dal viaggio ho deciso di aprire un sito web dove queste condivisioni venivano raccolte per aiutare altre persone con disabilità. Il sito ha avuto un grande successo ed è ancora molto visitato oggi. Questo mi ha fatto capire che la condivisione e l’operare per sé stessi possono essere di aiuto anche per gli altri. Da quel momento in poi ho deciso di lottare per migliorare la vita delle persone con disabilità in tutti gli aspetti, per renderla una libera scelta in ogni aspetto.
Come si converte il paradigma persona disabile/bisognosa?
Iniziamo intanto a chiederci cosa significhi “normale”. Il concetto di “persona normale” può essere interpretato in modi diversi a seconda del contesto e delle prospettive culturali e sociali. In generale, il termine “normale” viene utilizzato per indicare qualcosa o qualcuno che risponde alle aspettative o agli standard di comportamento, valori e attitudini ritenuti comunemente accettabili in una determinata società o cultura. Una “persona normale” quindi potrebbe essere vista come qualcuno che non si discosta troppo dalla media degli individui presenti in una data popolazione, sia in termini di aspetto fisico, abitudini e modi di pensare. Tuttavia, è importante sottolineare che il concetto di “normalità” può essere soggettivo e limitato dalla prospettiva di chi lo definisce. Detto ciò, ogni persona, disabile e no, può
avere bisogno di aiuto. Nessuno vive unicamente grazie alle proprie risorse o capacità. Il paradigma della “persona disabile/bisognosa” si basa sull’idea che le persone con disabilità siano intrinsecamente inferiori o incapaci di svolgere attività che sono considerate “normali” dalla maggioranza della società. Il paradigma della “persona disabile/bisognosa” può essere convertito al paradigma della “diversità e inclusione” attraverso: l’utilizzo di terminologie che definiscono la persona in base alle sue abilità, non solo alla sua disabilità o bisogno; l’adozione di un atteggiamento aperto e positivo; la promozione della partecipazione attiva delle persone con disabilità in tutti gli aspetti della vita sociale; la realizzazione di prodotti, servizi e ambienti accessibili a tutti; l’adozione di politiche e pratiche che valorizzano e rispettano la diversità.
L’amministrazione comunale ha da poco annunciato l’istituzione del Diversity Team di cui anche Lei fa parte come Diversity Manager. Di cosa vi occuperete?
Il Diversity Team affiancherà l’ufficio Diritti e città plurale nel progetto di ampliamento dello Spad, lo Sportello antidiscriminazione. Accompagneremo l’Amministrazione comunale fino a fine mandato nello sviluppo della buona gestione di tutte le dimensioni della diversità, da un lato migliorando l’accessibilità dei servizi, dall’altro adottando provvedimenti che aumentino la presenza di minoranze sottorappresentate nel personale pubblico. Farò del mio meglio, anzi, faremo del nostro meglio.
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