09 Gen Rubriche: voci dal carcere dicembre
Un mondo senza carceri: idea folle o visione profetica?
Dal numero di Dicembre 2018 di Piazza Grande
di Roberto Cavalli
Potrà mai esistere un mondo a carceri zero? Probabilmente no, ma mentre in Italia ci si limita, senza alcuna idea potenzialmente innovativa, a progettare la costruzione di nuovi Istituti di detenzione e l’ammodernamento di quelli attualmente in uso, in altre aree geografiche del pianeta, da qualche tempo, è in corso un interessante e vivace dibattito sulla possibilità di abolire o quantomeno ridurre al minimo le prigioni, in quanto strutture inadeguate a rendere più sicura la collettività.
Il capostipite di queste visionarie teorie abolizioniste è stato un criminologo norvegese di nome Nils Christie, scomparso nel 2015, che ha dedicato gran parte della propria vita accademica a cercare di veicolare un messaggio altamente seduttivo, ma generalmente impopolare, secondo cui il carcere rappresenterebbe soprattutto un luogo di sofferenza e dolore, di controllo dei conflitti sociali e di grande business, e quindi, in quanto tale, da eliminare nei limiti del possibile.
Un mondo senza carceri sarebbe un mondo migliore o un mondo peggiore?
E senza carceri si rafforzerebbe il vivere civile di una comunità sociale
oppure si darebbe vita a uno scontro “tutti contro tutti” senza colpi di esclusione?
La risposta a queste domande deve essere ricercata in soluzioni sostitutive o alternative alla reclusione che, senza ledere la convivenza sociale, portino ad un aumento del misure penali extra-carcere e ad una progressiva decrescita nel numero complessivo delle prigioni. Esattamente quanto affermato dal criminologo norvegese, che, inoltre, si fa portavoce anche del ritorno a una maggiore gentilezza tra le persone, da declinare in un meccanismo di risoluzione dei conflitti sociali attraverso il dialogo tra persona offesa e autore del reato.
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