Focus group | Piazza Grande
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12 Ago Focus group

Estate a Bologna: come la vive un senza dimora?

Nuovo focus group a Scalo per parlare di estate e delle possibilità o delle limitazioni che Bologna riserva ai senza dimora nel periodo più caldo dell’anno

Dal numero di luglio-agosto 2019 di Piazza Grande
di Sara Carboni

Al Laboratorio Scalo si parla di estate e ad aver accettato l’invito per un nuovo focus group sono Pippo e Nicola, che avevamo già incontrato due mesi fa per parlare della loro esperienza con Piazza Grande. Da allora molte cose sono cambiate per loro: entrambi stavano al dormitorio Rostom, struttura riservata a persone con difficoltà di salute, mentre ora Nicola, come ci aveva preannunciato tempo fa, si è trasferito al condominio solidale di Scalo, mentre Pippo ha intrapreso un percorso in appartamento con il progetto Housing First.

“Quando la città si svuota, chi riesci a vedere sono i poveri” ci spiega Nicola, “che vanno dove si raduna la gente, come in Piazza Maggiore per il cinema, per cercare di raggranellare una monetina o una sigaretta”

Sia l’uno che l’altro si sono offerti di darci la loro testimonianza su come si vive a Bologna in estate. Sollecitati dalle domande di Malvina Bonali, nel suo doppio ruolo di operatrice sociale e redattrice del nostro giornale, affrontano vari aspetti di questa tematica. L’estate per chi non ha reddito o ce l’ha molto basso significa caldo, carenza di servizi, solitudine, ma anche nuove possibilità di socialità e di partecipazione a quanto la città offre a chi non va al mare.
Fra le varie proposte per i senza dimora che Piazza Grande aveva lanciato alla festa per i suoi 25 anni, c’era anche l’aumento del numero di fontane. Pippo sostiene che sarebbe invece utile ci fossero più gabinetti pubblici, non solo per chi vive in strada – che cerca di aggiustarsi come può – ma “per l’igiene di tutti i cittadini di Bologna”. Lui qui non ha mai visto bagni pubblici, solo quelli chimici dei cantieri. “Quando ero in strada, quel poco di reddito che avevo lo spendevo per andare in bagno al bar o alla Coop”. Di contro Nicola, reduce dalla gita a Napoli con Happy Center, ci fa notare come là invece si trovino servizi pubblici gratuiti anche in centro. Un posto dotato di servizi igienici è Sala Borsa, ma l’ingresso costa 50 centesimi, “a meno che non hai la tessera della biblioteca, ma per quella ci vuole la residenza” ci spiega Nicola.

Anche farsi la doccia è un servizio necessario, tutto l’anno. “Io andavo al Lazzaretto” dice Pippo, “il servizio c’era tre volte la settimana”, mentre Nicola segnala che le docce sono disponibili anche a Santa Caterina, ma è necessario fare la tessera Caritas da innovare mensilmente. “E per lavare la biancheria?” chiede Malvina. “Una volta c’erano le lavatrici gratuite sotto la prefettura, ora non più” risponde Pippo, “chi può usa le lavatrici a gettoni, altrimenti butti via i vestiti e te ne procuri altri”.
Ma quando c’è molto caldo dove si sta? “All’aperto” ci dice Pippo, “qualcuno magari va in Sala Borsa, anche d’inverno quando fa freddo, ma io non ci sono mai andato”. Oppure nei centri commerciali. “Quando avevo il bar in un centro commerciale” racconta Nicola, “anch’io sorvegliavo chi entrava in bagno, per capire che ci faceva. Però se veniva qualcuno in difficoltà gli davo qualcosa, tranne quando vedevo che beveva alcolici. Altri commercianti invece chiamavano subito le guardie e li facevano mandare via, anche se non disturbavano nessuno”.
Come si passa il giorno e la sera in estate? “Quando la città si svuota, chi riesci a vedere sono i poveri” ci spiega Nicola, “che vanno dove si raduna la gente, come in Piazza Maggiore per il cinema, per cercare di raggranellare una monetina o una sigaretta”. “Adesso la situazione è peggiorata” aggiunge Pippo, “ci sono più persone per strada, che la sera ritrovi sempre nei dormitori, ma almeno d’estate possono andare nei parchi e si sentono più liberi. Ricordo che una volta sono andato a Casalecchio a fare una grigliata sul fiume e siamo rimasti fino a notte”.

“Una volta c’erano le lavatrici gratuite sotto la prefettura, ora non più” risponde Pippo, “chi può usa le lavatrici a gettoni, altrimenti butti via i vestiti e te ne procuri altri”

“Ci sono anche meno servizi” prosegue Nicola, “alcune mense chiudono perchè non hanno i volontari, e allora chi può si sposta nei luoghi turistici, come Firenze oppure al mare”.
Pippo ci racconta la sua esperienza tragicomica di quella volta che è andato a Rimini con un amico, ma ne è scappato dopo soli tre giorni. “Appena scesi dal treno, la polizia ci ha subito chiesto i documenti, anche se eravamo vestiti decentemente, avevamo la valigia e anche il biglietto. Al tavolino di un bar, dove avevamo preso un caffè che avevamo pagato, si avvicinano due tizi, che temevo volessero scroccare delle sigarette, e invece erano agenti in borghese che ci hanno chiesto di nuovo i documenti, che cosa eravamo venuti a fare e quanto ci fermavamo. Fuori dalla stazione c’era una brutta situazione, e così abbiamo preso il pullman che percorreva il lungomare per cercare un posto dove dormire. Appena scesi, di nuovo la polizia ci ha chiesto i documenti. La notte non sono riuscito a chiudere occhio, ma mi sono lasciato convincere a rimanere ancora un giorno. Il terzo giorno ci siamo decisi a ripartire, ma in stazione alla biglietteria di nuovo gli agenti mi hanno chiesto i documenti! Anche per fare il biglietto ci vogliono i documenti? E così ho deciso che a Rimini non ci sarei tornato mai più!”

“Questa è una vita che ti prende per il petto e ti trascina dentro, e se non sei abbastanza forte non ne esci più” commenta Nicola, “a Bologna di fame non si muore, quelli che stanno nei dormitori riescono a tirare avanti, ma siccome hanno perso fiducia in se stessi, non hanno la forza per fare dei progetti, per mettersi in discussione, per vedere un sole, un mare davanti a sé. Io però non ho intenzione di fare questa vita per sempre”.

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